Désirée Boco: “Un vero vincitore non si fa del male, spiega le proprie emozioni!”
Prima di tutto, a tuo parere la disprassia ha delle influenze sul tuo modo di entrare in relazione con gli altri?
“Assolutamente, entrare in relazione con me è complicato. Bisogna sapermi “prendere”: tendo a non parlare molto con gli sconosciuti, solo se mi vengono fatte domande. Per avere una conversazione fluida con chi non conosco, bisogna innanzitutto mettermi a mio agio, darmi il tempo di conoscermi, oppure devono farmi loro delle domande. Con chi conosco di persona e con chi mi trovo bene, sono molto più aperta.”
Ci sono stati dei momenti in cui hai fatto fatica a farti capire o a capire i comportamenti degli altri?
“La disprassia porta nel mio caso ad affezionarmi in un modo più profondo alle persone e ciò porta ad avere difficoltà a gestire la quantità dei messaggi da inviare a qualcuno.
Se avessi un’età inferiore, la specialista mi avrebbe aiutato a parlare con i miei coetanei e con chi consideravo amico e avrebbe spiegato le mie emozioni, i comportamenti associati al mio affetto nei loro confronti e gli strumenti compensativi da usare riguardanti i messaggi, come ad esempio la pazienza, far capire loro che un messaggio è un messaggio, il quale non può essere paragonato ad un’urgenza. Se i miei messaggi invece disturbavano proporre di silenziare le mie notifiche.
Ormai essendo grande devo gestire io la situazione. Preparo dei discorsi dove affronto tutte e due gli argomenti.
Per quel che riguarda le notifiche ad esempio, ho chiesto a tutti coloro che considero amici di silenziarle in caso scrivessi troppo.
Una mia “amica” giustifica l’impossibilità di svolgere questo semplice trucco causato dall’allarme di casa sul cellulare, facendomi pesare questo comportamento caratteristico tanto da vergognarmene che un giorno pensavo fossi io la persona da correggere.
Un giorno, facendo il discorso ad altri amici, scopro che posseggono anche loro l’allarme ma che hanno la possibilità di silenziare le notifiche per una sola persona, andando come tutti nelle impostazioni della singola app.
Essendo molto sensibile, e vivendo ciò che capita con estrema intensità ed emotività, il comportamento di questa mia “amica” mi ha ferito talmente tanto, che per proteggere me stessa e per non riprovare lo stesso dolore, sto cercando di vivere i rapporti ai quali tengo di più con razionalità.
Il comportamento di questa mia “amica”, non l’ho proprio capito. Avrei preferito sentirmi dire la verità anche se molto scomoda fin da subito.”
Quando importante è per te la comunicazione dal vivo?
“Moltissimo. Di recente, ho capito che mi trovo meglio a parlare con qualcuno dal vivo. Il tono della voce nel mio caso è estremamente importante, crea meno incomprensioni e poi anche la mimica del volto è fondamentale.”
Nella gestione dei programmi di messaggistica, come per esempio WhatsApp, come ti trovi?
“Molto meglio che con Messanger: per non affaticarmi troppo, dovrei usare i messaggi vocali. Anche Messanger mi dà la possibilità di fare i messaggi vocali, ma fino ad un numero limitato di tempo. Purtroppo, avendo difficoltà ad interpretare le spunte, Messanger è fonte di ansia. Su Messanger può essere difficile capire se una persona ha ascoltato o ha semplicemente visualizzato il messaggio vocale, su WhatsApp invece è possibile capirlo dal colore del microfono se è blu oppure grigio.”
In questo periodo di pandemia, dove i contatti interpersonali sono mediati da uno schermo, come ti senti nelle relazioni interpersonali?
“Mi manca molto il rapporto reale, anche se devo dire che mi trovo bene. Il problema si evidenzia solo con chi non conosco di persona o con chi nutro del sospetto.”
Come ti comporti con la persona se sei diffidente?
“In generale, ho scoperto che a causa di questa emozione, molti rapporti tendono a slegarsi. Tanto è vero, che ne ho persi molti in passato: ho la tendenza a causa della mia autostima a sentirmi non all’ altezza dell’amicizia o conoscenza, e così inizio a sentirmi evitata. Di conseguenza mi arrabbio e ormai se agisco d’istinto senza dire niente tronco il rapporto.
In passato in alcuni casi avevo la tendenza ad insultare la persona e a farglielo pesare. Ora, invece, ho imparato a calmarmi e a chiarire, raccontando a quella persona le emozioni che ho vissuto in quel momento come fosse una storia e come agire se dovessero esserci delle ricadute.
Questa emozione, in alcuni casi, potrebbe portare anche a gesti estremi come l’autolesionismo: non si è un vincitore se ci si fa del male, ma si è un vincitore se si chiarisce e se si trova un punto di incontro spiegando con sincerità le emozioni che proviamo in quella situazione. Nessuna persona che ci vuole bene merita che ci si faccia male…”